giovedì 1 marzo 2012

Ripetutamente

Ho dei rituali. Esatti.
Ossia faccio alcune cose sempre allo stesso modo.
Alcuni da sempre, altri da molto tempo, altri ancora da ben poco, e restano quelli che ho in mente di inaugurare ma chissà se poi non è che.

5 biscotti ripieni di confettura di mela per colazione. La bevanda è per forza thè. Il latte non posso più.

Il caffè lo bevo solo se lo zucchero sciolto dentro proviene da una bustina aperta strappando con un unico gesto, ed interamente, uno dei due lati corti. Altrimenti cambio bustina. Se sono cucchiaini di zucchero sono sempre due e mezzo. ze zono zollette è una, ma appoggiata sul cucchiaino finchè non si impregna di caffè, e, arrendendosi al liquido, si frantuma in mille cristalli a precipitare nel baratro oscuro del liquido sud-americano.

A pranzo il tovagliolo lo piego sulle ginocchia sempre allo stesso modo. Prima lo stendo, e piego il lato più vicino al corpo fino a raggiungere la metà del tovagliolo. O così, o niente tovagliolo.

Se riesco metto nel piatto una pietanza alla volta. Se non è possibile ho la reale necessità di tenere separati i diversi cibi.

Quando lo vedo, il primo bacio che do a S. è come quello dei bambini, premuto, schiacciato, intrappolato, quasi a far male ai denti. Gli occhi stretti, senza far passare un filo di luce.

Ho due modi per abbracciare le persone. Il primo: braccio destro in alto, quasi ad accarezzare la nuca di chi abbraccio, e il braccio sinistro incastrato tra il suo busto ed il suo braccio destro. Appoggio la testa sulla sua spalla destra. Perchè è l'abbraccio più sicuro. Puoi anche lascirati andare, svenire, cadere, in un abbraccio così. Questo però è solo per le persone speciali.

Il secondo, è semplice. infilo le mie braccia sotto le braccia altrui. Come fossero dei ganci. Questo lo uso solo con chi ha bisogno di sentirsi qualcuno vicino. E' l'abbraccio che ti tiene in piedi. Questo è il suo nome "titieneinpiedi".

(esiste anche un terzo abbraccio. Ma è per una sola persona. Ed è un lasciarsi abbracciare. Perchè, a tutti gli effetti, mi rannicchio come un bimbo nella sua culla, testa girata a destra a farmi coccolare).

Giro le pagine accarezzandole, esattamente come faceva la mia maestra alle elementari. Ho imparato quel gesto in quinta elementare. Mano aperta, dita larghe. Solo pollice e indice che scivolano ad accarezzare la carta, sentirne lo spessore, in un modo che solo un ballerino potrebbe coglierne l'armonia.

Fotografo le lettere che risesco a scrivere perfette. In tutta la mia vita mi è riuscito quattro volte, di lasciare segni d'inchiostro perfetti. Una "E" maiuscola, una "A"minuscola e due "S", che per me non variano tra S ed s.

Resto interi minuti a guardare come le mie mani cambiano atteggiamento dopo aver laccato le unghie.  Vanità di vanità.

Disolgo lo sguardo dalle mascelle inferiori sporgenti.

Per addormentarmi devo incrociare i piedi. Il destro sotto.

Non bacio nessuno appena sveglia.

Non pettino mai i capelli. Ma me li lascio pettinare quando sono molto stanca. Per addormentarmi.

Chiedo scusa. Praticamente sempre. Meglio una volta in più che una in meno.

Annuso tutti i libri che mi capitano tra le mani.

Se regalo un libro, scrivo la dedica sulla prima pagina bianca.

Se mi viene regalato un libro senza dedica, lo metto a decantare un mese sulla mia mensola. Senza dedica è regalato tanto per.

Sono i gesti. Esatti. Precisi. E quello che si portano addosso. Ricordi. Significati. Pensieri. Sopratutto Motivi.
E' la mia musica.
C'è chi ha il ritmo delle note, chi lo scandire della metrica delle parole, chi la velocità dei passi, alcuni l'intendità della voce. Io ho gesti. E il peso che hanno.

Stupirsi di tutto.

Ho perso una rosa. Anzi, da sola si è persa la mia rosa. Torno ad essere una volpe selvaggia.

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