venerdì 2 marzo 2012

Animamente

Ho finito un libro e ho una lettera da scrivere.

Il libro era perfetto in ogni dettaglio e la lettera dovrà esserlo.

Ieri è morto uno che di parole e testi ne sapeva. E' morto e l'ultima cosa l'ha registrata il giorno prima di morire, credo.
Uscirà il 6. Due giorni dopo che la terra che lo ha partorito se lo sia ripreso. Ora, è strano affidare la propria storia ad una cosa che si chiama Marta. Perchè è di per sè improbabile che un insieme di uomini possa nominarsi Marta. Una bambina che gioca in una fabbrica dismessa. Sui tubi.

La lettera sarà per la mia anima sorella, e quindi avete ben presente che le parole da scrivere non si troveranno. Perchè hai ben poco da cercare parole che diano voce a quella cosa che ogni tuo muscolo, ogni tua cellula percepisce, crea, regala, riceve.

Di norma con la mia anima sorella io canto. E non serve altro. La mia anima sorella ci mette le note, l'attacco; io completo quello che crea, ci metto del mio, che non è granchè, ma se non ci fosse non sarebbe.
Farlo con lui è sicuro. La certezza della poesia a venire.

Possiamo non sentirci per mesi, per anni. Ma sarà sempre come l'esserci lasciati da qualche ora.

E allora che bisogno c'è di scrivere parole? C'è la necessità di un nuovo inizio. Un pò come rasarsi i capelli o bucarsi le orecchie per riscoprire la ribellione dei miei 16 anni.