mercoledì 29 febbraio 2012

Paesello, 29 febbraio 2012

Ciao Elisewin,
come te la passi? Adesso che sei guarita ti va tutto a gonfie vele immagino! Come sta Adams, o forse Thomas? L'hai più visto? Non ti preoccupare, la storia dell'impiccagione non se l'è bevuta nessuno. Di certo starà cercando città sperdute in Africa, o in India! Magari si è mischiato con gli uomini Blu per non farsi trovare da nessuno di noi.
Ho provato a scrivergli, una volta.

Alla fine, Padre Pluche l'ho trovato. Non è cambiato affatto. Se ne stà li, nella canonica della sua nuova parrocchia, e, puntuale, alle 6.30 del mattino comincia la giornata scrivendo una delle sue preghiere. Me ne ha regalate un paio. Le rileggo, ogni tanto. Così lentamente che a volte non ricordo più la sequenza delle parole.
Non è una vera parrocchia, non è neppure più prete. E' una cascina persa nella brughiera. La chiama Canonica. La chiama Parrocchia. Nonostante tutte prete era e prete resterà.

Dira non è cambiata affatto. Lei semplicemente non cresce. Lei è. Non ci puoi fare nulla. Lei è, ne sa più di noi, ed è questa la cosa che non puoi cambiare.

Io me la passo bene, ormai i miei capelli sono diventati lunghi e non ho alcuna intenzione di tagliarli. Ho ricominciato a cantare. E ho comprato anche una maschera nuova! Ha un sorriso bellissimo, dolce e sognante. L'ho fatta fare pensando a te. Cosa non facile, visto che il tuo volto l'ho solo immaginato.

Vivo la vita per un uomo. E per dei ragazzini che forse non sanno neppure che esisto, visto che non mi vedono mai. Il resto non è più niente. Niente amici, niente chiacchere. Sorrido, scrivo a te e anche questa giornata passerà.
Credimi, forte Elisewin, la mancanza degli amici è la peggiore solitudine!! Altro che la tua! Tu avevi ancora cose da immaginare anche solo guardando quegli uomini alati. Seppur disegnati ti davano la speranza di conoscere uomini che, finalmente, non facessero più male. E avevi ragione!

 Alla locanda, alla fine, hai trovato noi.

Io credevo che gli uomini non facessero male. Credevo che si potesse essere amici di tutti, che bastasse un sorriso per essere felici.

Delle tre cose in cui credevo solo l'ultima è una fede certa, ma che senza le precedenti non può sussistere. Allora sorride la nuova maschera che ho comprato. Sorride al posto mio.

Gli uomini, gli esseri umani, noi, sanno far male in ogni modo possibile. Ogni dono che il destinatario delle lettere di Padre Pluche ha fatto loro diventa un arma con cui sferzare colpi mortali.
E sempre ti lasciano li a sanguinare.

Guardano tutti a Madre Teresa, che non sò se conosci, ma in realtà somigliano di più a Mr.Nick. Ma la cosa divertente, mia dolce Elisewin, è che sono convinti di essere pari a quella donna di Dio. Padre Pluche avrebbe parecchie cose da chiedere loro. Ne sono sicura.
Io? Io non sono niente. Non sarò mai niente. E apparte questo ho in me tutti i sogni del mondo. Madame Devierà sarebbe fiera di me.

Elisewin, le persone sono diventate cattive. Ti levano il saluto senza una ragione. E io, che non dimentico mai una faccia, ne soffro. Muoio dentro ogni volta.

La cosa davvero strana, che potrebbe entrare a pieno titolo nell'enciclopedia di Bartleboom, è che per ogni Santo, o presunto tale, nella stessa persona esiste un Mastro inquisitore degno dei più alti tribunali medievali. Quelli dei processi sommari, delle imputazioni fasulle e assurde.

Ma giustamente, a loro onore e gloria.

Alti altari delle loro chiese Cattoliche. Digiuni pubblici e scudi di fede. Padre Pluche gliela scriverebbe una bella lettera al Creatore per spiegargli come stanno qui le cose. Se solo le vedesse. Ma meglio per lui che se ne stia nella brughiera, nella sua parrocchia senza Chiesa.

Elisewin, non ci tornare qui nel Paesello, che le cose vanno un pò a rotoli.
Piuttosto cerca Thomas, cerca Adams. Lui è destinato a te quanto tu a lui.
 Ho come l'impressione che ancora una volta sia vostro compito ricucire le pareti del mondo.

Plasson comunque, mica la smette di dipingere il mare con il mare. La cosa bella è che adesso stà a Londra. Ha scritto libri per un pò. Ha annunciato, con un articolo sul Guardian che ha smesso. Ora fa il copista.
Il copista di persone. O almeno ci prova. Si fa chiamare Mr. Gwyn. E non so come finirà.
Però è certo che anche a lui, manchi. Anche lui mancano gli amici. Parla con una signora anziana, morta il mese scorso.
Vorrei conoscerla anche io. Potrebbe salvarmi dalla solitudine.

Mia cara Elisewin, sorridi e scivola per i tuoi giardini senza spigoli. Quando deciderai di portarmi a vederli, scrivimi prima. Dovrò salutare delle persone.

Grazie...
Tua per sempre.

martedì 28 febbraio 2012

La Sbrisa e la caccia al Lavoro

Nel Paesello la vita corre, scorre, soccorre...se ne parlava ieri col Porseo...e naturalmente visto che il tempo si evolve come un Pokemon e l'evento si avvicina (prima o poi intendo) è necessario e d'obbligo, trovare un lavoro decente.
Ora...come può una folletta Sbrisa risolvere la questione? Si attiva, e comincia a correre per le vie del paesello, guardando la gente con aria indifferente, e si ferma ad ogni negozio/ufficio/Agenzia ad appioppare curriculum.
Finalmente una telefonata!!

UAU! Un'agenzia immobiliare vuole chiaccherare con me! Dice che sono perfetta, che han visto i l mio curriculum, vogliono offrirmi del tea e vedere quanto sorrido! Andiamo!

Mi parlando di affitti, di giornate all'insegna dello spasso per le vie del paesello, di contratti d'affitto da 500€ che mi frutterebbero 1800€ mensili. Chiedo ulteriori spiegazioni. 500€ di cotnratto d'affito che mi frutterebbero 1800€ mensili. Chiedendomi come sia possibile, sorrido. Sorrido così a lungo che mi fanno male le guance...il tea non arriva. Contratto di collaborazione alias ti do le provvigioni e nient'altro. Sorrido, stringo mani, sorrido, giro le spalle ed esco.

UAU! una libreria cerca libraia/o part-time! Chiama subito Folletta Sbrisa! Questa è la volta buona! Non ti attira un lavoro tra i libri, a respirare odore di carta, e a rivoluzionare continuamente scaffali? Si. Diamine.
Telefona, Folletta Sbrisa, è un'ordine!
"Si pronto?"
"Si buonGiorno, sono Folletta Sbrisa..ho saputo che state cercando personale per un lavoro part-time!"
"Eh..beh..si..ma, Scusi, Lei come lo ha saputo!"
"Mah, il passaparola!"
"Ah, capisco...beh, venga lunedì prossimo con il suo CV che ne parliamo".

Lunedì mattina.
sgeeeeeeeeeeeek (porta che si apre)
"Buongiorno, sono Folletta Sbrisa! Ci siamo sentiti al telefono, ricorda? Avevamo un appuntamento per questa mattina!"
"Certo che ricordo! La sua voce così allegra mi è rimasta impressa! Si accomodi! Insomma..vediamo questo CV...mh mh...lei quanti anni ha?"
"24"
"Già, leggo qui, 24 anni...beh ma lei ha un CV di tutto rispetto Signorina."
"Grazie! -sorridi Sbrisa, sorridi! Che il tuo sorriso non se lo dimentica mai nessuno! Sorridi!-"
"Però mi dispiace, non so come dirglielo...mentre eravamo al telefono, settimana scorsa, io stavo già firmando quel contratto! Però se vuole abbiamo la possibilità di farle un contratto a chiamata".
"Capisco...guardi...io stò cercando qualcosa che dia una certa sicurezza, o almeno, se non uno stipendio umano, almeno la certezza di avere delle referenze per accendere un mutuo"
"Ah...come mi dispiace Signorina! Però le prometto che se avremo bisogno Lei sarà la prima ad essere contattata".
"Grazie! arrivederci."

E così, Folletta Sbrisa, è di nuovo a passeggio, per le strade del Paesello, sognando di avere una casa propria dove rientrare la sera, per cucinare delle buone minestre al folletto S., per riposare finalmente in un letto con il baldacchino, e poter continuare, per sempre, a sorridere, consegnando la sua storia a sconosciuti.


E la saga continua...

 

 

martedì 14 febbraio 2012

Glòsòli, accenti al contrario.

Ci sono momenti, piccoli attimi, che possono stupirti solo alle 7 del mattino.
Quando ti svegli da una notte immobile. Quando passi distratta davanti allo specchio, una, due, tre volte. Alla quarta finalmente lo guardi, lo specchio. Quasi non ti riconosci, e la cosa ti fa un pò sorridere.
Ti tornano in mente le mezz'ore che da adolescente passavi davanti allo specchio per cercare di capire perchè in un mese il tuo corpo era completamente cambiato.
E tutto questo in un attimo. Che a scriverlo e descriverlo sembra un'eternità, ma in realtà è un attimo; un battito di ciglia; lo schiocco delle dita; il cucchiaio che sbatte sulle pareti della tazza mentre sciogli lo zucchero del té; quando aspetti il frastuono che farà quel bicchiere mentre precipita verso il pavimento.
Attimi.
E in quell'attimo noti la differenza tra il fuori, ed il dentro. Tra l'esterno e l'interno. Tra la pelle e le viscere, tra la scatola ed il regalo, tra la voce e le parole, significante e sigificato, tra l'inchiostro e o scritto. Tra il tuo volto e il tuo pensiero. Tra quello che sanno gli altri di te, e ciò che tu sai di te stessa.
Tra i segreti che porti nel cuore, che nessuno potrà mai indovinare, e ciò che gli altri sanno. O sono convinti di sapere. E ancora sorridi.
Perchè qui nel paesello la gente giudica. Giudica forte. Giudica tutto e tutti. Giudica le tue parole e giudica persino il tuo silenzio.
Ecco cos'ha di positivo la città. Non c'è tempo da perdere nel giudicare gli altri.
Sorrido, perchè per quanto la gente possa darmi soprannomi, consigli sbagliati, credersi migliore, io ho ancora i miei segreti.
Ho ancora la mia fatica.
Ho ancora la mia enorme gioia delle cose semplici. Ho ancora dalla mia parte lo stupore dei bambini.
Non sono brava in niente. Probabilmente non lo sarò mai.
Non ho più amici, di quelli che ti invitano la sera a bere, alcuni si sono persi nelle loro discussioni cattive, altri nei loro affari di cuore, altri semplicemnte "non hanno tempo" (di certo sono quelli che vivono in città).
Ho un'amica che mi invita a pranzo.
Ma nessuno sa la fatica. Nessuno sa la gioia. Nessuno sa la solitudine. Nessuno sa la rabbia. Nessuno sa la disperazione. Nessuno sa.
E nonostante questo continuo. In silenzio. A traballare nella vita. Ma quel che più importa sorrido.




(fuori).

lunedì 13 febbraio 2012

Riciclevolmente

Oggi ci diamo al riciclo!
Embhe!
dovendo organizzare una cena a tema (il tema era appunto "riciclo creativo" e "km ZERO") c'era proprio da sbizzarrirsi!
Per motivi che non stò qui a citare (e ce ne sarebbero da raccontare) tutte le cose che mi immaginavo di poter fare si sono ridotte all'osso!
Ma quelle che ho/abbiamo fatto sono prorpio carine carine!
Maestro, cominciamo!

Segnaposto completamente riciclabile! plastica e carta!
la forchetta è stata piegata con il calore di una fiamma di candela, e la stellina è un origami di carta che ho appreso (ed insegnato alla Skettina) quando qualcuno dei miei contatti pubblicò il tutorial per crearle on.line.
E' davvero una stupidaggine farle, ma il link ve lo dò la prossima volta perchè non c'ho voglia adesso!
ne abbiamo fatte circa 14..ecco come vengono tutte assieme!
(diciamocelo, fanno la loro porca figura!!)


Belline loro!!

Poi...i porta candele! anche quelli, semplicissimi! La mia idea era quella di usare le bottiglie di plastica...quindi recuperarne il collo e il fondo per mettere nei primi delle candele lunghe, mentre nei secondi dei lumini...
Poi naturalmente le ho decorate con del materialedi recupero, nella fattispecie pile e cavetti di pc (ah, e visto che era una cosa per gli scout...l'ho decorato con l'unico nodo piano riuscito della mia vita!)

Le foto non rendono!!

Poi..i menù sono stati anticati con il caffè (complimenti a chi lo ha fatto!)...et voilà!
La cena è servita!!

giovedì 2 febbraio 2012

Amorevolmente

Amore eterno.
A volte fa paura. Ma come ho letto da qualche parte "se non fa paura significa che non ci tieni abbastanza".
Ami e arrivano giorni difficili. Mica è un film la vita. raramente cammini per le strade del centro guardando le vetrine con la colonna sonora di sottofondo. Capita giusto a Natale, quando per caso i musici di strada si mettono a suonar la pastorella, ma non è la stessa cosa.
Non prendiamoci per i fondelli. Amare è l'esercizio più bello, meraviglioso che si può fare. Ma allo stesso tempo è ostinatamente difficile.
Si, siamo fatti l'uno per l'altra, si, assieme siamo quasi perfetti. Però la vita di tutti i giorni ti porta ad essere incredibilemente imperfetta. La vita in generale ti porta ad essere imperfetta.
E così a volte si finisce con il litigare. Cosa diabolicamente normale, umana.
Poi io non è che quando sono arrabbiata con chi mi sta vicino le mando a dire. (con gli amici o i poco conosciuti sono davvero molto clemente e prima di dire una parola di troppo taccio anni).
E giustamente loro non le mandano a dire a me.
E così si litiga. Sarà di certo capitato anche a voi.
Io le mie litigate con S. me le ricordo tutte.
Non litighiamo spesso, ma quando capita, poi, ci basta per mesi.
Regola numero 1. (la più difficile.)
Partire dal presupposto che l'altro, magari, c'ha ragione.
Regola numero 2.
Tenere sempre a mente-a costo di attaccarsi i cartelli per casa- che le litigate non sono una gara a chi c'ha ragione, ma un mostrarci quello che in quel momento manca.
Regola numero 3.
Buttare via la bilancia. Quella che ti fa dire "Io ho fatto questo, e tu?". Se ami davvero perchè mettere in piedi una gara sul Chi fa di più per l'altro?
A scanso di equivoci io e S. abbiamo deciso di buttare via anche la bilancia del bagno.
Regola numero 4.
"Non tramonti mail il sole sulla vostra Ira". Questa l'ha detta san Paolo. Traducendolo in italiano corrente "incazzatevi ma non andate a dormire incazzati".
La notte porta consiglio, si, ma a volte fa solo mettere in pausa la questione, che resta li, sul fondo del barile senza essere lavata, poi va marcia e devi buttare via pure tutto il barile.
Regola numero 5.
Perdonatevi. Anzi.... Per Donatevi. Donatevi all'altro. E più difficile quando sei arrabbiata, ma è ancora più bello. Del resto, quando sei in una tempesta, o in un naufragio la prima cosa che viene naturale fare è prendere per mano la persona a cui tieni di più.
Io la tempesta con S. l'ho vissuta davvero provando ad entrare di straforo all' Heinikein per vedere i GreenDay. Eravamo fradici, e incazzati perchè il concerto non l'abbiamo visto neanche da lontano ed eravamo zuppi fin nelle mutande.(lui era pure un pò incazzato con me che nella tempesta ce l'avevo portato) Ma ci siamo presi per mano. E la cosa si è fatta divertente!! Sopratutto quando devi metterti un paio delle sue mutande perchè tu non hai dietro un cambio che sia uno.
Regola numero 6.
Devi ammettere di aver sbagliato. Se hai sbagliato. E se la colpa non è tua non puntare il dito verso nessuno.
Regola numero 7.
Ricordare sempre che è facile voler bene quando tutto splende e gioisce. Ma il bene più grande lo doni nei momenti di debolezza.

Sei disposta a giocarti tutto?